Nel novero degli strumenti che caratterizzano la metodologia Six Sigma, merita un posto di rilievo il Diagramma di Ishikawa.

A causa della forma grafica caratterizzante è noto anche come Diagramma a lisca di pesce, mentre, in ragione della funzionalità, viene definito Diagramma causa-effetto.

Tanti nomi, infiniti campi di applicazione: il punto di partenza è la necessità di sviscerare un problema, un effetto indesiderato, fino a risalire alle cause che hanno concorso a generarlo.

Immaginato per analizzare i processi industriali, può essere utilizzato in qualunque contesto. L’unica condizione necessaria è rappresentata dal desiderio di risolvere una problematica che presenti un discreto grado di complessità.

Utilizzo nel Six Sigma

Nel percorso riassunto dal celebre acronimo DMAIC, il Diagramma di Ishikawa giunge in soccorso durante la fase di Analisi (per approfondire leggi l’articolo “La metodologia Six Sigma“).

Laddove la raccolta dei dati non sia stata sufficiente a evidenziare la causa radice del problema (o a definirne i contorni nel dettaglio), l’Analisi Qualitativa si affianca a quella Quantitativa.

E’ qui che il Diagramma a lisca di pesce entra in gioco: semplice da comprendere e realizzare, coinvolgente, efficiente.

Chi è Ishikawa?

Kauru Ishikawa era (è scomparso nel 1989) un ingegnere e professore universitario giapponese capace di ridefinire il concetto di Gestione della Qualità industriale.

Quality control starts and ends with training”

Kauru Ishikawa

Traendo ispirazione dalle teorie di William Edwards Deming (se ti interessa approfondire leggi l’articolo Il Ciclo di Deming), contribuì in maniera sostanziale a rilanciare l’industria giapponese del secondo dopoguerra.

Viene considerato il padre della Qualità Totale. Il suo pensiero nasce dalla convinzione che ogni elemento dell’organizzazione debba essere coinvolto nel miglioramento della qualità.

Da ciò nascono i Circoli della Qualità, ristretti gruppi di persone che si accordano per presentare al management possibili azioni o progetti di miglioramento.

Un approccio Bottom-Up, all’epoca rivoluzionario (forse anche oggi…), che porta in dote straordinari vantaggi in termini di coinvolgimento, senso di appartenenza e responsabilità.

I 7 Strumenti della Qualità

Per approcciare la filosofia di Ishikawa, un buon punto di partenza è il suo celebre Guida al Controllo di Qualità. Pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1968, ancora oggi risulta incredibilmente attuale.

L’autore sostiene che il 90% delle problematiche che affliggono i processi industriali può essere risolto tramite l’utilizzo di 7 semplici strumenti:

  • Istogramma
  • Diagramma Causa-Effetto (di Ishikawa)
  • Foglio di Raccolta Dati
  • Diagramma di Pareto
  • Analisi di Stratificazione
  • Carta di Controllo
  • Diagramma di Dispersione (Correlazione)

A parte il Diagramma oggetto principale di questa trattazione, non sono strumenti inventati da Ishikawa, ma all’ingegnere nipponico (e a Deming) si deve la forte associazione tra la statistica e il controllo della Qualità.

Le 6M di Ishikawa

Quali sono le cause della variabilità del processo? In sostanza è da questa domanda che nasce il Diagramma di Ishikawa.

L’autore, infatti, parte dal presupposto che il peggior nemico della Qualità sia la Variabilità e individua 6 principali Fonti di Variabilità (macro-categorie conosciute anche come le 6M di Ishikawa):

  • Manodopera
  • Macchine
  • Materiale
  • Metodo
  • Misure
  • Madre Natura (meglio forse parlare di ‘Ambiente’ nelle sue plurime accezioni)

Nell’utilizzo pratico dello strumento, queste 6 categorie rappresentano una fonte di ispirazione, non certo una lista esclusiva: possono essere integrate e perfino modificate in ragione dell’effetto sul quale si intende indagare.

Non è rilevante capire in quale lisca inserire una potenziale causa: l’aspetto importante è immaginare tutte le cause possibili e capire quale sia determinante (in questo il Diagramma di Pareto può essere molto utile).

Le marco-categorie devono ispirare, far viaggiare il pensiero, non irretirlo perché, per esempio, non riesce ad associare una causa a questa o quella Fonte di Variabilità.

Il contesto ideale per sviluppare un Diagramma di Ishikawa

La sede migliore per sviluppare un Diagramma di Ishikawa è il Brainstorming: in gruppo è più facile partorire idee, sottoporle a immediata revisione, adattarle al contesto.

Questo non esclude l’utilizzo dello strumento in contesti diversi e perfino in solitudine. Anzi, come in ogni Brainstorming che voglia essere efficiente ed efficace, un primo momento individuale di raccolta delle idee può essere estremamente prezioso.

Quando arrivo alla discussione senza aver raccolto le mie idee, rischio di essere condizionato dal parere altrui, tendo a seguire la strada tracciata da altri e non sempre conservo la capacità di offrire un punto di vista veramente personale.

L’aspetto più complicato è miscelare i due aspetti: è naturale e corretto che ogni persona affronti il problema dal proprio punto di vista e ogni punto di vista, oltre che rispettabile, è prezioso.

Nondimeno dobbiamo maturare la capacità di ascoltare le idee altrui, trarne ispirazione, comprendere la ricchezza che può offrire un lavoro di gruppo.

Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, il cervello degli altri”

Leonardo Da Vinci

Bisogna perciò prevedere due fasi:

  • la prima individuale, di raccolta delle cause potenziali suggerite dal nostro pensiero e della nostra esperienza;
  • la seconda di gruppo, nella quale le idee altrui sono destinate a stimolare riflessioni diverse, a partorire soluzioni che nascono dalla commistione dei vari punti di vista.

Corretta definizione delle Cause

Per sfruttare al massimo le potenzialità del Diagramma di Ishikawa, è necessario che la definizione delle varie cause sia tale che, rimuovendo ogni singola causa, diminuisca la probabilità dell’effetto.

A tal fine la causa deve essere espressa in modo specifico e non generico: aggettivi come modesto, eccessivo e inadeguato, o avverbi come poco, troppo e abbastanza non funzionano.

Un altro rischio da evitare è quello di esprimere una soluzione al posto di una causa, o quantomeno una causa indirizzata verso la possibile soluzione. È assai frequente e può condizionare il pensiero dell’assemblea.

Scelta delle Cause da aggredire

Prima di raccogliere tutte le potenziali cause, bisogna aver definito la procedura che intendiamo utilizzare per selezionare quelle che intendiamo attaccare per alleviare l’effetto.

Non è escluso che lo stesso gruppo di lavoro abbia la responsabilità collegiale di determinare la strada da seguire. In questo caso, è importante definire in anticipo un coerente sistema di ‘votazione’ per garantire una sana convivenza tra principio democratico e obiettivi aziendali.

5 Whys

Non sempre la causa che emerge dall’analisi appena descritta è la corretta descrizione dei fattori in grado di cancellare l’effetto sgradito sul lungo periodo.

Per scavare fino a raggiungere la Causa Radice del problema, uno strumento semplice quanto efficace è rappresentato dalla Tecnica dei 5 Perché.

È una metodologia che si estrinseca nel ripetere la domanda ‘perché’ ogni volta che abbiamo l’impressione che una causa possa nascondere cause più profonde e di conseguenza potenzialmente più impattanti sull’efficacia della soluzione collegata.

Il numero 5 è puramente indicativo: l’importante è ripetere la domanda fin quando la discesa verso la radice della causa sembri offrire risultati utili alla comprensione dell’origine del problema.

Per evitare confusione, bisogna evitare che la risposta al perché sia un dettaglio o una stratificazione della causa precedente, invece che una causa a sé stante.

Infine, perché la tecnica produca risultati apprezzabili e non fuorvianti, è importante che ogni step verso la radice del problema sia accompagnato da una verifica in merito all’effettivo rapporto di causa-effetto.

Utilizzato nella maniera corretta, quello dei 5 Perché è uno strumento ideale per integrare il Diagramma di Ishikawa nella caccia alla causa di un problema.

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