Il diario del corsista Green Belt – prima parte
Il Lean Six Sigma, quest’oggetto misterioso
Cosa ci fa un esperto di contenuti editoriali in una scuola di materie ingegneristiche/gestionali?
Difficilmente quando qualche anno fa ho deciso di cambiare settore avrei pensato di finire a discutere tutto il giorno di distribuzione normale dei guasti sui macchinari e di ottimizzazione del flusso informativo.
Ma che ci vuoi fare? Succede quando sei perso nell’alto mare della formazione e alla ricerca di quella hard skill, realmente utile e veramente ricercata sul mercato.
Vi state scontrano con il mondo del Project Management? Oppure non sapete come rendere più efficiente il lavoro in cui siete esperti?
Provate allora a seguirmi in questo viaggio tra un metodo giapponese e uno americano, una scuola italiana e un gruppo di grandi professionisti che sono qui al lavoro per cambiare il modo di fare azienda in Italia.
Una vite prodotta e un documento archiviato alla volta. In maniera ottimizzata. E a prova di errore. Nello stile del Lean Six Sigma.
Ci ho messo un po’ a trovare la formula giusta ma è il momento è arrivato. Inauguriamo allora questa rubrica sul Corso di Lean Six Sigma Green Belt.
La prima settimana del corso Green Belt
Sono a Firenze, nell’elegante sede di Leanprove in via La Marmora e lo sto seguendo ormai da qualche settimana.
Cosa aspettarvi? Una serie di interventi che non vogliono ripetere gli argomenti delle lezioni o spiegarvi la Lean. Per quello infatti c’è il corso. Le sue ore, il confronto con i professori, gli esercizi e i casi servono tutti per entrare davvero in questo argomento.
Ve lo assicuro, in poche lezioni siamo passati dai primo contenuti tecnici a questioni discretamente complesse. L’obiettivo, solo apparentemente più semplice e più immediato, è darvi delle indicazioni, delle impressioni, delle suggestioni e farvi conoscere alcune persone che insegnano e che seguono questo corso.
La mia scelta del Lean Six Sigma
Quando mi hanno chiesto di tenere questa rubrica ero lusingato e stupito, come vi racconterò mi ero iscritto al corso Lean Six Sigma Green Belt apposta per allontanarmi dal campo editoriale. Ma alla fine, perché no? Sono qui e mi immergo in questa materia per poi applicarla. Chiarirmi le idee farà bene a me e spero interesserà voi.
Ogni abilità appresa si potrà sempre reinventare per nuovi usi. Ed essere sempre più efficiente. Come vedremo, è Lean Six Sigma anche questo.
Ognuno ha i suoi motivi per avvicinarsi a un nuovo corso di formazione. Voglia di cambiare o voglia di crescere, noia o motivazione.
Per qualcuno è una esperienza coerente con il proprio percorso formativo, per altri una svolta, a volte ricercata a volte imprevista. Io rientro nell’ultimo caso.
Dopo un ritorno allo studio, con un Master in Business Administration, e alcune nuove esperienze lavorative ero ancora lontano dal salto professionale che desideravo. Almeno mi sembrava di aver intravisto la strada: aumentare le abilità professionali, le skill.
L’aspetto strettamente tecnico è sempre più alla base di qualunque processo di assunzione e crescita professionale. Ma appurato con altre esperienze che lo sviluppo forse per me più naturale, lo studio di analisi dati per il digital marketing e le questioni SEO proprio non facevano per me, mi sono rivolto ad altro.
Certo c’è anche l’ambito della consulenza, in gran crescita tra l’altro in questo periodo di PNRR. Anche qui un ambito sterminato che va dall’HR all’implementazione dei macchinari più avanzati. Ma anche evitando gli estremi specialistici c’è un vasto campo nella sezione della riorganizzazione dei processi.
Se vi interessa questo settore c’è una buona probabilità che abbiate visto qualche consulente arrivare in azienda. Io ho avuto alcune esperienze molto positive con professionisti attenti e capaci d’inserirsi nel contesto da ottimizzare. Ma ho anche visto organizzazioni rispondere molto male e consulenti che lavoravano isolati. Specialmente se questi proponevano soluzioni molto diverse dalla routine senza avervi avvicinato i lavoratori.
Magari poi l’azienda, dopo avere speso cifre considerevoli in consulenza, non ha implementato le soluzioni proposte con continuità.
Oppure i manager sono partiti con un progetto IT omnicomprensivo e atto a risolvere ogni problema. Il progetto si è trascinato per 5 anni e al momento di essere applicato non era più all’avanguardia e comunque non risolveva i problemi iniziali.
Approcci disastrosi che la Lean vorrebbe evitare come vedremo nei prossimi articoli.
La scelta di Leanprove
Tornando alla scelta di Leanprove, cercando nelle mie esperienze e ambizioni ho ritrovato l’idea dell’ottimizzazione dei processi, legata al project management di cui avevo avuto un’introduzione in Business School.
Individuata una via di sviluppo professionale, da dove partire?
Il PM è un campo enorme, con una grande varietà di percorsi e certificazioni. Molti dei questi inoltre richiedono una esperienza pregressa, per l’accesso.
Esperienza che in genere molti lavoratori acquisiscono in azienda, partecipando ad attività base di PM. Il problema è che se non si riesce ad avere una esperienza di questo tipo può essere difficoltoso accedere ad una formazione PM valida.
A volte però fortuna, ricerca e conoscere qualche professionista valido aiutano a schiarirsi le idee.
Ho avuto la fortuna di aver sentito anche parlare di Lean e di conoscere alcuni esperti nel campo.
E per una curiosa combinazione di eventi mi sono ritrovato nel giro di poco tempo da una domanda di quasi curiosità a fare rapidamente un colloquio con l’azienda Leanprove a Firenze.
Il mio colloquio con Leanprove
Tutti noi professionisti abbiamo esperienza della bizzarra ordalia del colloquio di lavoro. Non si sa mai davvero come prepararsi. La realtà è che tutto dipende dall’incrocio rischiosissimo tra le disposizioni delle due persone che si ritrovano intorno al tavolo.
Oscilliamo tra prepararci troppo o troppo poco. Tra le risposte generiche e l’affettazione. Raro che un colloquio lasci una buona impressione di spontaneità.
E invece per una volta è andata così.
Alla fine sono arrivato al colloquio avendo chiare le informazioni reperite sul sito di Leanprove e portando CV curato. Avevo evitato di riflettere eccessivamente sull’incontro o di preparare a tavolino tutte le possibili domande e risposte. E invece mi sono ritrovato a partecipare a un colloquio molto schietto in cui il mio CV è stato giudicato inusuale ma interessante.
Cosa mi ha colpito di Leanprove
Lasciando a Leanprove l’onere del giudizio su di me, personalmente cosa mi aveva colpito di loro? Di certo la grande chiarezza. Una bella sintesi nel metodo e nell’esposizione dei risultati. Su cosa siano la Lean e cosa il Six Sigma e perché lavorino bene insieme.
Non sto a ripetervi un argomento che potete trovare molto meglio spiegato qui.
Diciamo solo che il suo aspetto migliore, quello che mi colpiva e mi incoraggiava a una prima lettura era l’assenza di retorica e di dogmatica.
I linguaggi corporate e pubblicitari sono strumenti potenti. Ben usati dovrebbero spiegare con chiarezza perché scegliere un’azienda o un prodotto, come cliente, come collaboratore, come partner o investitore. Ma visto che la retorica si genera più facilmente dei risultati tangibili, il rischio di occultare realtà spiacevoli dietro le parole è sempre in agguato.
Quindi, almeno per me, ridurre la retorica all’essenziale e non lanciarsi in massimi sistemi omnicomprensivi dall’aria dogmatica è sempre un pregio e mi spinge alla fiducia.
Certo ci vuole retorica per vendere qualunque cosa alle persone, ma è insito nell’idea di Lean di non cercare di disegnare una realtà che non esiste, un modo di lavorare totalmente alternativo che cambierebbe il Mondo se tutti l’applicassero.
La Lean e il Six Sigma
L’aspetto affascinante della Lean al primo impatto è il suo partire dall’idea che il modo in cui le persone fanno normalmente le cose sia quello corretto.
Intendo dire che applicarsi dall’inizio alla fine ad una questione e curandone i dettagli e cercando ogni volta di farla nel modo migliore, inserendo un cambiamento alla volta sia il modo corretto di lavorare. Facile in una attività priva di collaboratori.
Solo che l’organizzazione di gruppo spinge a lavorare con una frammentazione estrema delle attività e portandone avanti più contemporaneamente. E tutti consociamo i risultati di un flusso del lavoro ottuso e micro gestito e del multitasking spinto all’estremo. Ovviamente il discorso della Lean non è quello di criticare in toto come si è lavorato fino ad oggi, nella forma industriale, e come si lavorava nel passato, in quella artigianale.
Lo stesso Ohno, creatore della Lean, detestava essere presentato come l’anti Henry Ford, il più coerente propugnatore del taylorismo.
Per lui Ford era piuttosto uno spirito affine che aveva creato un sistema funzionante nelle circostanze in cui si trovava. Questo però non non dava gli stessi risultati in altre situazioni, appunto in Giappone. Era stato allora necessario un approccio diverso, che comunque dalla catena di montaggio fordista era scaturito.
A Ohno piaceva dire che se Ford fosse vissuto più a lungo e avesse visto i cambiamenti del mercato avrebbe scoperto la produzione snella da sé.
Perché questo è il punto della Lean anche ad una primissima lettura. Partire dai piccoli cambiamenti apparentemente controintuitivi ma in realtà mera espressione del ritmo ottimale ed efficiente del lavoro umano. Questo però riportato in un contesto complesso e formalizzato. Cambiamento per cambiamento, cambiare il processo, il reparto, l’azienda, l’intera catena del valore. In un progetto che dà indicazioni, non regole. Visione ma non destinazione. Antiretorico e anti dogmatico. Questo almeno è stata la mia impressione
E il Six Sigma? Forse la ciliegina sulla torta del corso. Con l’importanza crescente di dati e analytics e con l’enfasi sulle hard skill, cosa potrebbe funzionare meglio di un sistema di controllo statistico della qualità?
Alla fine il convincimento per il corso è nato da questo, l’unione tra i due aspetti.
L’idea di poter portare soluzioni innovative nell’azienda ma di poter al contempo dimostrare le questioni numericamente. Questo mi ha dato tutta un’altra fiducia nella serietà del metodo della scuola e nella utilità de quello che sarei andato a imparare.